giovedì 15 novembre 2012

La parrucchiera Marisa

I primi anni della mia vita hanno avuto come scenario una città meravigliosa, Livorno, dove ho vissuto con i miei nonni, tra caciucco e vernacolo in un quartiere suburbano, "Shangai" (scritto senza la seconda h), che venne edificato dal fascismo nel 1935 con tipologie volutamente poverissime al fine di lasciare il centro libero per la gloriosa rivalorizzazione fascista.
Era un quartiere fatto di case popolari sottodimensionate rispetto al numero di occupanti delle famiglie assegnatarie, con manutenzione quasi nulla, dove però emergevano espressioni autonome di creatività ed auto-organizzazione.
I condomiini sorgevano a semicerchio intorno ad un cortile al centro del quale c'erano le ""pile" ovvero i lavatoi pubblici dove le massaie si sbucciavano le mani, lavando i panni con acqua freddissima, e le lingue, spettegolando a più non posso. Intorno c'erano i pali con i fili per stendere e tra un ghiaino polveroso e qualche, rara, macchina parcheggiata, sciami di bambini vocianti che giocavano. Le mamme erano più tolleranti di quanto non lo sia io ora e facevano finta di non vedere le impronte delle manine sporche lasciate sulle lenzuola candide stese al vento, da noi bambini che giocavamo a "rimpiattino" ovvero all'universale nascondino.
Al piano terra di uno dei condomini c'era la casa della parrucchiera Marisa.
Era un luogo, per me, pieno di fascino, con la porta sempre aperta e uno strano odore misto di lacca per capelli e ammoniaca che aleggiava costantemente nel pianerottolo.
La casa della parrucchiera Marisa era più che un semplice SALONE DI BELLEZZA, come si leggeva in tono altisonante vicino al campanello (che peraltro non veniva mai usato perchè la porta era sempre aperta), svolgeva una vera e propria funzione sociale di aggregazione, informazione, baby parking, consultorio, agenzia matrimoniale e chissà quante altre cose ancora.
Diventava ufficio di collocamento per lo scambio di domanda e offerta di lavoro, tribunale di pace quando suocera e nuora firmavano un temporaneo armistizio, baby parking per i figli delle cotonatissime clienti che stavano in un angolo a fare i compiti appoggiando i loro quaderni su pile di fotoromanzi Lancio.
La mia nonna non andava mai dalla parrucchiera perchè portava i suoi lunghissimi capelli argentei legati in una treccia arrotolata sotto la nuca, inoltre lei era una ex nobile, sfollata istriana, venuta a Livorno per seguire il marito che lavorava all'Accademia Navale e poco aveva da spartire con le vocianti e sboccate donne del quartiere.
Io guardavo, seduta sul giroscale, la varia umanità che entrava e usciva dalla casa dalla parrucchiera Marisa, ero curiosa, attratta e spaventata allo stesso tempo da tutti quelli stimoli e stavo lì sola per ore fino a quando...
...fino a quando la Marisa non si accorgeva di me e mi invitava ad entrare con un "ohioi deh, ecchè tu fai costì accoccolata sull'uscio, entra, forza, che ho bisogno di una mano"
Era il mio momento, entravo come fossi l'Aida con testa alta e portamento fiero e mi avvicinavo con passo marziale al carrello dei bigodini per assolvere alla mia DETERMINANTE funzione sociale: quella di riordinare i bigodini per dimensione e colore.
Ero così concentrata e determinata a portare a termine il mio compito nel migliore dei modi che, alla fine, non esisteva, al mondo, carrello dei bigodini più ordinato (nè bimba più felice!)
In quei momenti, in cui mi sentivo parte di quel microcosmo, la Marisa assolveva al ruolo sociale di psicologa infantile e io la guardavo adorante pensando:"Anch'io da grande farò la parrucchiera!"
Cosa c'entra la parrucchiera Marisa con il marketing?
Lei era un marketing manager ante litteram, una figura trade d'union tra diverse esigenze e culture, capace di interpretare i bisogni piuttosto che cercare di crearne dei nuovi e capace di ascoltare e guardarsi intorno e farsi interprete delle esigenze di chi la circondava.
Questo secondo me dovrebbe fare oggi un buon marketeer, ascoltare più che parlare, comunicare in modo schietto senza imporsi; essere analitico, propositivo e concreto e fornire soluzioni semplici ma efficaci; in poche parole fornire un valido supporto alla definizione di nuove strategie e all'implementazione di nuovi modelli organizzativi e di business orientati verso un cliente sempre più informato ed esigente senza voler necessariamente fare la primadonna.
Dopo questo lunghissimo post, quasi, quasi...mi faccio uno shampoo!!


 

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